Scheda 38 di 53

Antonio Perrone
Università degli studi di Napoli 'Federico II'
antonio.perrone@unina.it

Titolo della ricerca
La rappresentazione letteraria della città (1538-1561): una geografia dell’inferno napoletano
Inizio attività di ricerca
2023
Fine prevista attività di ricerca
2024
Abstract

Il progetto mira a disegnare la geografia immaginaria di Napoli attraverso la letteratura prodotta nel Regno tra il 1538 e il 1561, tra l’eruzione del Monte Nuovo e i due terremoti pugliesi del 1560-’61. La ricerca si basa su un corpus di liriche e poemi dedicati ai tre disastri. Sul Monte Nuovo, l’evento che struttura in modo definitivo la geografia ctonia della città partenopea: l’Incendium ad Avernum Lacum di Girolamo Borgia, insieme al Polifemo di Bernardino Martirano. Sui terremoti: un corpus di liriche che corroborano il modello immaginifico della capitale del Regno come paesaggio infernale. Il motivo di Napoli locus horridus ha la sua trasformazione in tòpos nel XVII secolo, quando attraverso le poesie sull’eruzione vesuviana del 1631 esso è diffuso in Italia e in Europa. Questa ricerca individua la sua definizione nella metà del XVI secolo, con l’eruzione del 1538. L’incendio puteolano, che porta alla formazione di un vulcano ex nihilo, incide sulla psiche della comunità napoletana, la quale è costretta a ridisegnare la percezione di un oikoumene. A ciò si aggiunge che l’evento influisce sul mercato editoriale, dando il via a una copiosa produzione di poesie sull’insolito disastro. Sul piano dell’analisi testuale, l’utilizzo di tessere figurali per descrivere le viscere di Napoli è un elemento significativo del materiale prodotto. Esso indica il tentativo di rifondazione semiotica di una geografia culturale, che avviene attraverso la riattivazione di una consolidata tradizione mitologica: la lotta tra Olimpi e Giganti. La possibilità di datare a un evento preciso quegli elementi figurativi che nel Seicento innescheranno il ‘tòpos dei disastri’ si confronta anche con la produzione in prosa: i trattati di Porzio, Giacomo da Toledo, e alti dedicati al medesimo evento. Da questa comparazione è possibile rilevare una bipartizione nell’interpretazione dell’evento: da un lato il metodo scientifico-naturalistico, dall’altro un’interpretazione del disastro in funzione dell’ira divina. Entrambe le metodologie producono descrizioni affini del sottosuolo napoletano, e possiedono un abbondante repertorio di immagini condivise. Oltre che con l’eruzione del Monte Nuovo, questa ricerca si confronta con altri fenomeni disastrosi: il terremoto calabrese del 1507, quello irpino del 1517 e i già citati terremoti del 1560-’61. I motivi di tale comparazione sono 1) l’influenza del retroterra culturale napoletano, che fornisce a questi testi un immaginario comune; 2) il situarsi di questi avvanimenti a ridosso di importanti eventi culturali del Regno: gli ultimi anni di attività dell’Accademia Pontaniana, e dell’Accademia Parrasiana, insieme ai primi anni di formazione dell’Accademia dei Segreti. Questi elementi aiutano a ridefinire la geografia immaginaria della Napoli spagnola di pari con la geografia culturale, in cui tali eventi, e la produzione editoriale ad essi dedicata, si trovano inseriti.

Tipo di lavoro
studio della tradizione
Bibliografia personale inerente la ricerca
  1. Antonio Perrone, Il palinsesto della catastrofe. La metafora tra lirica e scienza nel Barocco meridionale, Edizioni di Storia e Letteratura, 2023.
  2. Antonio Perrone, La poésie des désastres entre science et religion: la culture encyclopédique du baroque méridional, in «Laboratoire Italien», 2, 2023.
  3. Antonio Perrone, Poesie d’amore e di altri disastri. Antologia di liriche del Meridione barocco, Roma, Carocci, 2021.
  4. Antonio Perrone, Carolina Borrelli (a cura di), La scelta di poesie nell’incendio del Vesuvio del cardinale Urbano Giorgi, Rubbettino 2021.
  5. Antonio Perrone, Fictio e realtà nella lirica dei disastri. Il rapporto tra cronaca e poesia nella Napoli del primo Seicento, in «Griselda Online», 20, I, 2021.