Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Manfredi, Muzio
Titolo
Lettera a messere [Giuda] Leone ebreo di Somma (de' Sommi) [Portaleone]
Data
Nansì [Nancy, Francia], 18 novembre 1591
Descrizione
Muzio Manfredi scrive a [Giuda] Leone di Somma (de' Sommi) [Portaleone: fu al servizio della famiglia Gonzaga nei ruoli di drammaturgo, corago e maestro di ballo; membro della comunità ebraica], affermando di aver inviato al duca [di Mantova, Vincenzo I Gonzaga] il suo "Poema boscareccio scenico" (Muzio Manfredi, 'La Semiramis boscareccia di Mutio Manfredi [...]', Bergamo, Ventura, 1593) [tramite il messo fidato don Matteo dalla Porta; tale informazione si desume sia dalla lettera a lui destinata, con incipit: "Haveste qui la mia Boscareccia il giorno di San Francesco", sia dalla lettera destinata a Vincenzo I Gonzaga con incipit: "Prima di hora non ho avuto messo da fidarmi per mandar", sia dalla lettera a Lavinia Cherici Cesis: "Messer Don Matteo dalla Porta è passato stamattina di qua", sia da quella con incipit: "Nell'istesso punto, che io ho saputo, che il Signor Duca"] circa un mese e mezzo prima [sia dalla lettera alla Cherici, sia da quella al dalla Porta si desume che quest'ultimo passò da Nancy il giorno di San Francesco, ossia il 4 ottobre 1591]. Quindi, ipotizzando che, nel caso in cui [il duca Vincenzo] voglia mettere in scena tale opera, il ruolo di corago sarà affidato al di Somma, gli spiega che l'azione scenica si svolge in Assiria, luogo nel quale sia gli uomini che le donne si vestono con abiti lunghi, tanto nel passato quanto nel presente, così nelle città come nelle ville; per tale motivo, vorrebbe che gli indumenti dei pastori fossero lunghi oltre la mezza gamba, mentre quelli delle ninfe fino al tallone; inoltre, vorrebbe che non soltanto "le persone agenti" siano tutte vestite in modo diverso, ma anche il coro; anche "il matto" vestito in lungo, ma con "colori allegri, l'uno vicino all'altro". Infine, afferma di non voler dire nulla sul "rimanente", considerando Leone di Somma un "maestro di quest'arte". [Per completezza, si noti che tale lettera è da considerare associata ad altre due, quelle con incipit: "Nella Boscareccia, che io ho mandata al Signor Duca vostro" e "Per quel, ch'io possa raccogliere da tre lettere del Signor Cizzuoli", indirizzate rispettivamente al maestro di ballo Isacchino Massarano e al compositore Giaches de Wert. Tutti e tre i destinatari delle lettere sono infatti artisti attivi presso la corte mantovana dei Gonzaga, ai quali il Manfredi scrive i propri suggerimenti e le proprie volontà su come la sua 'Semiramis boscareccia' avrebbe dovuto essere rappresentata: la speranza è proprio quella che il duca Vincenzo I Gonzaga metta in scena l'opera; tuttavia, da una lettera al Gonzaga, datata 6 luglio 1593, e contenuta in 'Cento lettere scritte da Mutio Manfredi, il Fermo academico innominato [...] Novamente date in luce. Tutte in un soggetto [...]', Pavia, Viano, 1594, p. 101, si apprende che il Manfredi non ricevette mai risposta dal suo destinatario, nonostante le numerose lettere inviate alla corte di Mantova, e di conseguenza la 'Semiramis boscareccia' non fu mai messa in scena. Tutto ciò comportò un susseguirsi di azioni e reazioni: il Manfredi, risentito del comportamento di Vincenzo Gonzaga, diede alle stampe la sua 'Semiramis Boscareccia' nel 1593 con dedica al duca di Parma Ranuccio I Farnese; nella lettera dedicatoria a lui destinata il Manfredi spiegò tutta la vicenda dell'opera, ipotizzando che il silenzio creato dal Duca di Mantova fosse per mera discrezione, onde evitare di dare un giudizio negativo sull'opera, che fosse o personale o influenzato dai letterati della sua corte; Vincenzo Gonzaga a sua volta si risentì di tutto ciò, e il Manfredi tornò a dimostrargli la sua devozione].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=15838
Nomi
  • [Mittente] Manfredi, Muzio
  • [Destinatario] di Somma (de' Sommi) [Portaleone], ebreo, [Giuda] Leone, messere

Data indicizzazione: 11 giugno 2024