Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Manfredi, Muzio
Titolo
Lettera a Gio. Pietro Bianchi
Data
Nansì [Nancy, Francia], 15 aprile 1591
Descrizione
Muzio Manfredi scrive a Gio. Pietro Bianchi [non si trovano ulteriori informazioni sul personaggio] chiedendogli di avvisarlo sulle notizie di [Roma], esattamente come lui procede ora nella descrizione di quelle di [Nancy in Francia, dove soggiornò dal dicembre 1590 dopo il trasferimento della sua signora, la duchessa Dorotea di Lorena]: comincia dichiarando che [nessuno alla corte di Nancy, compreso lui] ha tempo neppure per mangiare, tanto è esclusivo l'impegno dedicato al matrimonio di Alì [non si trovano ulteriori informazioni sul personaggio], figlia di camera [di Dorotea di Lorena]; [Dorotea] fa "un fracasso" per la preparazione di queste nozze, al punto che Muzio dichiara: "io ne in dormo alle sue nipoti principesse [probabilmente si tratta delle figlie di Carlo III e sua moglie Claudia di Valois], quando si mariteranno" [il senso della frase è: chissà quale fracasso farà Dorotea di Lorena quando si sposeranno le sue nipoti principesse! Letteralmente "ne in dormo a" significa "non invidiare qualcuno" (Giuseppe Boerio, 'Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio', Venezia, Andrea Santini e figlio, 1829, p. 280)]. [In seguito, elenca i compiti di ogni persona circa il matrimonio]: Perez [non altrimenti noto] si occupa della mensa, Lucrezia [Cavalchina, dama d'onore di Dorotea di Lorena (M. Emile Duvernoy, 'Dorothée de Lorraine', «Mémoires de l'Académie de Stanislas», s. VI, XXXIII, 1936, pp. 38-57: 44)] della camera, sua moglie [Ippolita Benigni Della Penna, musicista e dama della duchessa Dorotea di Lorena] del letto, Caterina degli abiti, Isabella e Nana porteranno la coda [probabilmente il velo o lo strascico dell'abito], il Lampugnano le porterà la colazione in camera, Vergì le darà l'acqua alle mani, Olto la salvietta, Dimanzo Nano la sedia, tutti gli altri serviranno a tavola [i personaggi citati non sono altrimenti noti]. E poi ancora: monsignor il marchese [non identificabile] la condurrà nel "campo del dolce dolore", monsignor di Valdemon [Vaudémont; probabilmente Francesco II di Lorena, duca di Vaudémont] la farà uscire, Manfredi stesso scriverà l'epitalamio [non noto], il Robiati [Giovanni Andrea Robiati (Robiato), musicista (Roberta Piccinelli, 'Le collezioni Gonzaga. Il carteggio tra Milano e Mantova (1563-1634)', Milano, Silvana Editoriale, 2003, p. 86)] comporrà il canto, il conte di Salma [Salm] la porterà a messa, e il duca [forse il fratello di Dorotea, il duca Carlo III di Lorena] "sarà soprastante, maggiore d'ogni cosa". [Si consideri che le lettere del Manfredi sono datate in modo fittizio, tali da poter essere disposte in modo consecutivo nel corso dell'anno 1591, e che i possibili riferimenti temporali ivi presenti potrebbero essere stati manipolati con accurata attenzione per far coincidere i tempi. In questa lettera, nello specifico, non ci sono elementi su cui poter ragionare circa una possibile datazione diversa da quella scritta dall'autore].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=15621
Nomi
  • [Mittente] Manfredi, Muzio
  • [Destinatario] Bianchi, Gio. Pietro

Data indicizzazione: 11 giugno 2024