Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tesauro, Emanuele
Titolo
Lettera a Guglielmo Francesco Carron di San Tommaso
Data
[Torino], 10 giugno 1673
Descrizione
Emanuele Tesauro scrive al marchese Guglielmo Francesco Carron di San Tommaso [primo segretario di Stato del Piemonte] per consigliare la risposta da fornire al “padre Graneri” [Giovan Pietro Graneri, gesuita, nota della Doglio all’edizione citata nel campo Fonte]: il “marchese Visconti” [Vercellino Maria Visconti], per mezzo di una lettera del Graneri, ha richiesto a Sua Altezza Reale [Carlo Emanuele II di Savoia], per intercessione del Marchese di San Tommaso, cosa “risecar [tagliare] dal libro de’ suoi sogni” [‘Contrariflessi del Sargente Maggiore Cristoforo Silva alli antecedenti Riflessi, in Milano, nella stampa di Lodovico Monza', 1673, in corso di stampa] che potrebbe recare offesa a Tesauro; il sovrano ha affidato la risposta al diretto interessato. Tesauro ha già esposto le sue ragioni nella replica contro la “prima scrittura del signor Marchese” [si riferisce ai ‘Riflessi del foriere di corazze Hieronimo Crema’ (Torino, Zavatta, 1671 e Milano, Molza, 1672), alias Emanuele Tesauro, contro la ‘Risposta del Sergente Maggiore Cristiforo Silva’, alias Vercellino Maria Visconti, a una precedente “lettera informativa” di Tesauro (1668 e 1671) scritta contro un passo del ‘Mercurio, overo Historia de’ correnti tempi’ di Vittorio Siri (to. II, 1648), in cui veniva messa in discussione la veridicità di quanto scritto nei ‘Campeggiamenti del Piemonte […] L’anno 1641’ (stampa: 1642?, ristampa: Ivrea 1645) del Tesauro medesimo], dimostrando chiaramente che non il Visconti, ma “il signor don Silvio [di Savoia, figlio naturale di Carlo Emanuele I] fosse governatore della città d’Ivrea nel tempo dell’assedio” [1640-1641]; per cui gli è indifferente che il Visconti scriva ora un’ulteriore replica. Sua Altezza Reale è convinto di questa versione, perché ha visto “le patenti del governo di don Silvio”; può essere che il Visconti fosse “comandante di un corpo di guarnigione straniera” in quel tempo, ma di certo non “governatore della città” ufficializzato dal sovrano. Tesauro prega perciò il Marchese di San Tommaso che faccia menzione di queste patenti, che sono come “lo stocco di Alessandro per tagliare il nodo di questa questione”; questione che è stata generata da una “vana pretensione” del Visconti “per preferire se stesso e i comandanti della guarnigione spagnuola alla persona di un signore della casa [Savoia]”, servendosi per primo della penna dell’abbate Siri [Vittorio Siri, autore del ‘Mercurio’ già ricordato]. Le patenti che il sovrano ha trovato e che danno piena ragione a Tesauro, serviranno come da “mazza” per vincere il ridicolo duello inscenato dal Visconti, che a sua difesa può solo mostrare una lettera del Leganes [don Diego Felippez de Guzman, marchese di Leganes, governatore spagnolo di Milano durante il periodo in questione] che gli affida il comando della guarnigione spagnola, non l’ufficio della città; già per tutta Milano “si fa favola” della questione e l’abbate Graneri non ha fatto nulla per smorzarne i toni. Anche l’inquisitore di Milano, [Giovan Pietro] Puricelli, pur non conoscendo Tesauro, gli ha scritto per informarlo che del libro del Visconti, a cui ha concesso l’imprimatur, bisogna piuttosto ridere che preoccuparsi, come già avvenne nella disputa contro il “principe Trivulzi” [Ercole Teodoro Trivulzio, che si scontrò con il Visconti nel 1661, secondo la nota della Doglio]. [La lettera è scritta “da casa”, probabilmente da Torino].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=13374
Nomi
  • [Mittente] Tesauro, Emanuele
  • [Destinatario] Carron di San Tommaso, Guglielmo Francesco

Data indicizzazione: 11 giugno 2024