Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tesauro, Emanuele
Titolo
Lettera a Giovan Michele Graneri
Data
Vigna, 9 settembre 1666
Descrizione
Emanuele Tesauro scrive al padre Giovan Michele Graneri [“presidente ordinario della Camera e Generale delle Finanze” alla corte dei Savoia, nota della Doglio all’edizione citata nel campo Fonte] dolendosi del suo allontanamento dalla patria [nel 1667 il Graneri soggiornerà a Parigi]. Troverà modo di scrivergli subito, non appena il “Principe di Carignano” [Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia Carignano, secondo la Doglio] manderà da Lione “quei volumi d’oro del Riceliù” [‘Memoires pour l’histoire du cardinal duc de Richelieu. Recueillis par le sieur Aubery’, A Paris, chez Antoine Bertier, 1660, 2 voll., attribuiti a Cornelis Schonaeus; esemplari fittamente annotati di mano di Tesauro si conservano oggi presso la Biblioteca Reale di Torino, cfr. l’edizione Doglio citata, pp. 123-124, nota 4], perché quelli mandati dal Graneri risultano “non solo inutili ma d’impaccio alla camera”. Per testimonianza del cameriere che li ha portati e per ammissione dello stesso Graneri, quei libri sono già stati resi da Tesauro: forse qualche “padre zelante” li ha prelevati dalla “libreria serrata” [la biblioteca della Gran Galleria di Palazzo Savoia?] e si sono poi persi. Racconta poi di aver incontrato il signor Panealbo [Emanuele Filiberto, che nel 1666 curerà la raccolta delle ‘Inscriptiones’ di Tesauro], insieme al “conte Gabaleone” [forse Vittorio Amedeo, marito di Angelica Tesauro, nipote di Emanuele] e a “monsù Pastorello” [forse Giuseppe Pastoris], che gli ha riferito di non aver ricevuto risposta dal “padre Moyne” [a una lettera o all’apologia inedita ‘L’Italia vindicata’, scritta da Tesauro come difesa del suo ‘Cannocchiale Aristotelico’ (1654), che era stato preso di mira e criticato dal gesuita francese Pierre Le Moyne in ‘L’Arte des Devises’, a Paris, chez Sebastien Cramoisy et Sebastien Mabre Cramoisy, 1666]. Tesauro lamenta che le offese del Moyne investono non solo la sua opera e la sua persona, ma anche tutta l’Italia, i pontefici (per colpire forse il cardinale Mazzarino, le regine italiane, il cardinale Antonio [Barberini iunior]), Madama Reale, “essendo egli senza dubbio uno della fronda”. Non vuole rispondere a tali offese, ma vuole trovare modo di giustificarsi con il Padre Generale [Giovanni Paolo Oliva, dal 1664 Preposito Generale dei Gesuiti], perché il libro del Moyne è stato stampato senza la sua licenza, al contrario di quanto fatto da Tesauro, che gli ha dedicato il suo libro nella “ristampa di Roma” [il ‘Cannocchiale Aristotelico’ uscito a Roma nel 1664 per il libraio Guglielmo Hallé nelle stamperie di Fabio de’ Falco]. Deve portare pazienza e trovare un modo per vendicare la reputazione sua e dei suoi parenti [un passo polemico contro Le Moyne verrà aggiunto nell’edizione torinese del 1670 del ‘Cannocchiale Aristotelico’, pp. 280-281]: lo ha promesso anche a Sua Altezza Reale [Carlo Emanuele II di Savoia]. In calce alla lettera, chiede al Graneri perché richieda “il libro [suo] latino dell’Arguzia” [citato come lavoro giovanile in alcuni luoghi del ‘Cannocchiale Aristotelico’, fin dalla prima edizione del 1654, pp. 23 e 784, in particolare], che un certo “matto da catena” non ha voluto passare [alla censura] e che rimane nelle mani dello stampatore Zavatta [Bartolomeo]: egli, per conto suo, non se ne interessa più. [Tesauro scrive dalla sua residenza di campagna presso i colli torinesi].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=13372
Nomi
  • [Mittente] Tesauro, Emanuele
  • [Destinatario] Graneri, Giovan Michele

Data indicizzazione: 11 giugno 2024