Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Loredan, Giovan Francesco
Titolo
Lettera a Emanuel Mormori
Data
Venezia, [s. d.]
Descrizione
Lo scrivente si rivolge a Emanuel Mormori di Padova per conto di “altri”: soddisferà le richieste del destinatario esprimendo il proprio giudizio “sopra l’Impresa” dell’“Illustrissima Accademia, ultimamente formata dal Signor Cavalier Casoni” [Guido Casoni], i cui membri portano il nome di Incogniti. Discutere “d’Imprese” con il mittente sarà “impresa maggiore, che ’l penetrar negli Horti Esperi, rapir il Vello d’oro, e superar il Minotauro”, perché egli, lasciandosi ispirare dal “Cantatore Hebreo” [forse Davide], forma imprese “sul corpo funesto della rimembranza” dei suoi “giovinili errori” e le abbina a motti di “lagrimosi sospiri”, “bramandone spettatori gli occhi pietosi del Cielo; non quelli della Terra”. Ma l’occasione richiede che il Loredan si mostri “altro huomo”, più vicino alla “delicatezza dell’Accademia”. Pur consapevole dei rischi che il ruolo di giudice porta con sé e della possibilità di non corrispondere all’“espettatione” di Mormori, Loredan intende parlare schiettamente, perché la “Patria” in cui si trova [Venezia] è “ricetto dell’Italiana libertà” e perché conosce la liberalità del suo interlocutore, un “libero Signore”. Rispondendo “Liberi sensi in semplici parole” [cfr. Torquato Tasso, ‘Gerusalemme Liberata’, II, 81, 8] confessa la propria insoddisfazione per l’impresa ideata dal pur sempre onorato Casoni, di cui vengono ricordate con ammirazione le “Liriche Poesie”. Innanzitutto il nome di Incogniti non gli sembra rispondere al requisito d’imperfezione che ha caratterizzato “le più famose Accademie d’Italia”: queste ultime, dotandosi di nomi che suggerivano assenza “di virtù morale, o di habito di intelletto”, espressero nella loro “Impresa commune” quella perfezione “opposta al loro titolo” che si doveva riflettere nell’attività dei suoi membri. Gli Ottusi di Bologna [l’Accademia degli Ottusi di Bologna fu attiva nel XVII secolo, aveva per emblema un affilacoltelli e il motto “Reddere ferrum valet exors ipsa”] scelsero per impresa una “Cote versatile, o Ruota da affinar il taglio a lama, et a coltelli”, mostrando così di voler assottigliare “gl’Intelletti” con gli esercizi accademici; l’impresa dell’Accademia dei Caliginosi [fondata da Prospero Bonarelli della Rovere nel 1624. Cfr. Michele Maylender, ‘Storia delle Accademie d’Italia’, Bologna, Cappelli Editore, 1926-30, vol. I] di Ancona, dove il Loredan si è recato, rappresentando un orso cieco “intorno a un Favo di Miele” e api che lo pungono negli occhi con il motto “aciem acuunt aculei”, suggerisce che lo scopo dei suoi affiliati è quello di togliere “la Caligine de gli Intelletti” per avere “chiara cognitione delle cose”; a Perugia, dove pure egli è stato, i membri di una locale Accademia [fondata nel 1561 per iniziativa di Giovanni Tinnoli, Rubino Salvucci, Tommaso Perigli e Ottaviano Colombi o nel 1546 ad opera di Anselmo Scotti. Cfr. Michele Maylender, ‘Storia delle Accademie d’Italia’, Bologna, Cappelli Editore, 1626-30, vol. II] hanno adottato il titolo di Insensati per manifestare la loro “imperfettione d’Intelletto”, non diversamente da chi lamenta la propria o altrui stoltezza dicendo “Nos insensati Vitam illorum estimabamus insaniam” [cfr. ‘Liber sapientiae’, 5, 4] o “ O insensati Galata quis vos fascinavit?” [cfr. ‘Lettera di San Paolo ai Galati’, cap. II], e hanno scelto per impresa uno stuolo di gru in volo [sopra il mare] “con ordine della lettera pitagorica” [a formare una Y], “uccelli tra tutti gli altri sensatissimi”, “solo insensate mentre col Peso dormono”, col motto “Vel cum pondere” [nell’emblema ideato da Leandro Bovarini ciascuna gru portava tra gli artigli un piccolo sasso e riusciva tuttavia ad innalzarsi in volo], accennando così di voler “attendere solo ad elevatissimi sensi dell’Intelletto” [cioè a trascendere la propria parte sensitiva, “la quale sempre tira al basso col desiderio delle cose terrene” e ad ergersi “colla contemplazione alle cose celesti, e divine, e trapassando il mare di questo mondo”. Cfr. Cesare Crispolti, ‘Perugia Augusta’, Libro Primo, cap. XI]; gli Assorditi di Urbino, i primi accademici d’Italia [per Maylender l’origine dell’Accademia degli Assorditi, la prima d’Italia, è da ricondurre al 1540. Cfr. Michele Maylender, ‘Storia delle Accademie d’Italia’, Bologna, Cappelli Editore, 1926-30, vol. I], scelsero “Ulisse solcante il Mar delle Sirene”, un’“Impresa non troppo lodata; ma però accettata, e riverita per la sua antichità”, e il motto “Canitis surdis”, mostrando di aspirare “all’Attenzione, e meglioranza dell’Intelletto” [non facendosi sviare dal piacere o dall’inganno]. E si potrebbero citare ancora i “Chimerici [di cui non ci sono notizie in Michele Maylender, ‘Storia delle Accademie d’Italia’, Bologna, Cappelli Editore, 1926-30], i Sonnolenti [di Bologna], i Sopiti [di Genova], e i Sepolti [di Volterra], gl’Intronati [di Siena] e mille altre antiche e moderne Accademie d’Italia”. Il titolo di Incognito, invece, “non porta imperfettione alcuna” o, “se pure qualche imperfettione importa”, essa non appartiene agli accademici, ma agli altri, a chiunque non li conosca, perché non è imperfezione il non essere conosciuto, ma il non conoscere. Per lo scrivente il non essere conosciuto non è indice di una qualche assenza di “habiti intellettuali” o “Virtù Morali”, è piuttosto una “condizione di natura” o un “effetto della Fortuna” che può addirittura essere correlato alla perfezione: l’oro, il più prezioso tra i metalli, “stassi nascosto nelle viscere della Terra”, come “i Tesori, e le Gioie”; l’anima e l’intelligenza, che “di perfetione il primo luogo tengono”, rimangono, per molti versi, non del tutto note, perché di esse conosciamo “quanto da gli effetti impariamo”; anche Dio, cui si attribuisce “infinita perfettione”, può essere definito “incognito” -così “l’intitolarono gli Ateniesi” [Loredan fa riferimento all’espressione “ignoto deo” contenuta in ‘Bibbia, Atti degli Apostoli’, 17, 23]- perché “non può essere naturalmente conosciuto” e rimane inaccessibile per il nostro “Intelletto”. D’altra parte la notorietà può accompagnare una grandissima imperfezione, come rivela il proverbio “Egli è più conosciuto, che l’Ortica, o l’herba cattiva” e come dimostra l’exemplum del “Sacrilego Incensor del Tempio di Efeso” [Erostrato], che per “farsi noto” compì un gesto scellerato ed empio [l’incendio del Tempio di Artemide a Efeso, appunto]; accade anche che i “Caligola, gli Eliogabali, i Neroni, i Busiri [coloro che sono, per crudeltà, assimilabili a Busiride], et i Sardanapali” siano “per avventura più noti” degli “Augusti, i Troiani, gli Aurelij, gli Osiri, e gli Ercoli” o che gli ignoranti, “i Dionigi, i Nicocli”, raggiungano la stessa fama di “Dotti” della levatura di Platone e Anassarco. Il titolo di Incogniti suggerisce che “dall’esser incognito aspirar si debba all’esser conosciuto” e che il fine dell’Accademia sia il conseguimento della fama, ma un simile scopo non si addice alle “buone” e “virtuose” Accademie, perché la fama è un’“Aura fugace di vano grido”’, “nulla ha di stabile, che l’esser fugace” e non dovrebbe essere ricercata di per sé, ma solo come conseguenza dell’“esser e dell’operar Virtuoso”, perché il “grido” nasce dalla virtù come l’ombra dal corpo. “Studiis pallescunt, laus diuturna viret” diceva “l’Alciato” [Andrea Alciato, nei suoi ‘Emblemata’, alla voce “Hedera”]: gli uomini dotti, che per i loro virtuosi e assidui studi impallidiscono, conseguono una gloria eterna e sempreverde. Non diversamente l’esser incognito nasce dal corpo dell’ignoranza: “Ignorans ignorabitur”. Un titolo ben più espressivo sarebbe infatti quello di Accademia “d’Ignoranza”, giacché “il non conoscere esser potrebbe, ed è buona materia di titolo di Accademie”: l’esser sconosciuto è infatti effetto di quell’ignoranza “Primitiva” che Platone, distinguendola dall’ignoranza “Positiva”, un vero “morbo dell’anima”, nel “Dialogo de ente” [forse ‘Il sofista’] definisce come una “deformità nativa”, bisognosa di quel culto, e di quello st
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=12017
Nomi
  • [Mittente] Loredan, Giovan Francesco
  • [Destinatario] Mormori, Emanuel

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021