Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Loredan, Giovan Francesco
Titolo
Lettera a Ottaviano Valier
Data
Venezia, [s. d.]
Descrizione
Loredan continua come sopra a servire i desideri di Ottaviano Valier [Zio di sua moglie, Laura di Giovanni Valier, che sposò a Venezia l'8 giugno 1638], narrando la vita del terzo Re di Portogallo, entro un progetto che doveva comprendere tutti i re da Alfonso I [Alfonso Henriques di Borgogna, detto il Conquistatore, che regnò dal 1139 al 1185] fino a Giovanni Duca di Braganza, "che al presente regna" [Giovanni IV di Portogallo detto il Fortunato, in carica dal 1640 al 1656; è quindi possibile datare grossolanamente questa sezione di lettere in un torno di 13 anni, dall'incoronazione del sovrano portoghese, alla pubblicazione dell'edizione delle stesse, nel 1653]. Alfonso II [Alfonso Sanchez, detto il Grasso], nacque in Conimbria [Coimbra] il 23 di Aprile, giorno dedicato a San Giorgio, del 1185. A ventisette anni prese la corona non senza invidia dei fratelli, che, di poco più giovani, malvolentieri gli prestavano ubbidienza. Aggiunsero nuovi motivi alle loro discordie i legati ereditari lasciati loro dal Re Sancho; mentre Alfonso, o per brama di ricchezza o per ingegno ostinato, contese loro quanto avevano ereditato dal testamento del padre. Re Sancho aveva però previsto i pensieri sinistri del Principe primogenito e aveva lasciato agli altri figli, oltre ad alcune città e castelli, anche cinquecentomila scudi d'oro. Ma appena morto il padre, Alfonso iniziò a contendere a fratelli e sorelle l'eredità. Questi si erano ricoverati nelle fortezze donategli dal padre di Esgueira e Alanquer, rivendicando al fratello l'illegittimità dell'alienazione dei beni da parte della Corona. Alfonso allora, radunato un gran numero di soldati, si mosse all'espugnazione delle fortezze che caddero facilmente in suo possesso mancando ai fratelli uomini e denari per resistere. Scacciati dal Regno i fratelli ricorsero al Pontefice [probabilmente Innocenzo III, al secolo Lotario dei conti di Segni], allora in somma venerazione perchè non teneva altri interessi se non quelli della giustizia. Egli comandò ad Alfonso di rivolgersi a giudici sopra le parti: fu necessitato ad obbedire e ad accordarsi con i fratelli per sfuggire ad una sentenza contraria. Nel ministero di guerra Alfonso esortò Matteo Vescovo di Lisbona a combattere i Saraceni, ma benché questi fossero assistiti da novantacinquemila soldati, dovettero cedere la vittoria dopo aver perduto trentamila uomini e quattro re nel furore della battaglia. Alfonso continuò per alcuni anni l'impiego delle guerre, fino a quando il suo fisico glielo permise [ingrassò tanto da rendersi inabile alla battaglia, da qui il suo soprannome il 'Grasso']. Nonostante ciò egli continuò ad applicarsi con diligenza agli interessi del Regno, e dove non poteva intervenire di persona non mancava di farsi rappresentare da soggetti fedeli e di valore. Si congiunse in matrimonio con Uracca, figlia di Alfonso VIII, secondo Loredan (altri dicono che fosse figlia di Alfonso IX, Re di Castiglia), e di Leonora figlia del Re d'Inghilterra. Con Uracca ebbe diversi figli: Sancho, che succedette al padre nel Regno; Alfonso, il secondo, fu grazie alla dote della moglie eletto Duca di Bologna e successivamente prese la Corona di Portogallo. Il terzo figlio, Ferdinando, ottenne il Principato di Serpa e si sposò con Sancha di Fernandez figlia di Ferdinando Conte di Castiglia. Il quarto figlio Vincenzo morì; l'ultima, detta Leonora, fu sposata col Re di Dacia. Dagli altri figli non seguì alcuna generazione futura. Alfonso, nel quarantottesimo anno di età, avendone esercitati ventuno di regno, morì nel 1233. Fu seppellito nella piccola chiesa, da lui eretta con più devozione che magnificenza, in Alcobacia. Dopo molti anni però, l'abate Giorgio di Melo facendo demolire la piccola chiesa trasferì la salma in quella di San Vincenzo, in un sontuoso sepolcro dove tutt'ora, scrive il Loredan, egli riposa. Sotto Alfonso, continua, visse per un certo tempo, secondo alcuni, Sant' Antonio protettore della città di Padova, nativo di Lisbona; personaggio conosciuto non tanto per la nobiltà della nascita, quanto per la Santità della sua vita. In conclusione Loredan scrive della singolare eloquenza e bellezza di Re Alfonso che bilanciò la sua esagerata grassezza. Mostrò piacevolezza con tutti, salvo con quelli del suo sangue, e solo questo gli diminuì l'amore dei suoi sudditi e la venerazione universale. Benché venisse notato per la sua avarizia, donò molte ricchezze ai suoi favoriti, ma dissipando la maggior parte delle rendite del Regno. I portoghesi bramarono la sua salita al comando, ma piansero poco la sua morte: o perchè i popoli gioiscono delle novità, o perchè Re Alfonso non si mostrò all'altezza del padre nel governo del Portogallo. Non essendo del tutto simile a suo padre, potrebbe aver rinnovato nei sudditi il rimpianto di quest'ultimo. La maggior sua gloria, conclude, è stata quella di regnare sotto la fioritura religiosa di Sant' Antonio, dato che non esiste, in un Re, maggiore felicità che veder nascere Santi nelle sue città [per un Re, il fatto che un Santo fosse vissuto durante il suo governo e nel suo regno, era evidentemente motivo di prestigio e carisma]. Loredan si congeda riverente dal destinatario.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=12009
Nomi
  • [Mittente] Loredan, Giovan Francesco
  • [Destinatario] Valier, Ottaviano

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021