Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Loredan, Giovan Francesco
Titolo
Lettera a Nicolò Serpetro
Data
Venezia, [s. d.]
Descrizione
Il Loredan rimprovera a Nicolò Serpetro [1606-1661, filosofo, si stabilì a Venezia nel 1635. Cfr. Melita Leonardi, 'Nicolò Serpetro ermetismo e magia nella Sicilia Spagnola', "Quaderni Storici", vol. 39, no. 115 (1), pp. 217-240] di aver scritto un "Discorso" contro le donne di cui si può lodare l'eloquenza, ma non certo la materia. Imbandire discorsi misogini è "negotio più applausibile, che sicuro; più apparente, che vero" [la stessa raccomandazione a non cedere alla tentazione di scrivere componimenti contro le donne, perché dirne male è "cosa più facile, che sicura", si trova in una lettera indirizzata al figlio Antonio Loredan. Cfr. 'Delle Lettere del Sig. Gio: Francesco Loredano. Nobile Veneto. Parte seconda. Divise in cinquantadue Capi, e raccolte da Henrico Giblet, cavalier', Venezia, Guerigli, 1661, p. 225, 'Il dir mal delle donne è cosa assai più facile, che sicura'] e la donna non è affatto un "errore della Natura", è anzi un miracolo di perfezione, mentre l'uomo, per sé, sarebbe "un niente": creata per generare, la donna "aggiunge qualità all'huomo", superandolo nella "forma" e nella "materia"; è infatti più bella dell'uomo, che per questo la desidera "ardentemente", e più nobile, perché "la Carne precede di nobiltà alla terra". Loredan ammette di aver biasimato le donne "alcune volte", ma giustificando il suo comportamento con la necessità di "ubbidire alla Veglia" e "sostenere un Paradosso" [lo scrivente fa forse riferimento a una seduta accademica dedicata alla satira contro le donne, alla quale egli stesso partecipò pronunciando un discorso mai pubblicato e suscitando lo sdegno di suor Arcangela Tarabotti, alla quale è infatti indirizzata una lettera nella quale il patrizio spiega di essere stato costretto a quel genere di discorso "per ubbidenza" allo spirito delle conversazioni accademiche. Cfr. questa stessa edizione, p. 238, 'Ricevo da Vostra Signoria una Satira, perché nell'Accademia per ubbidienza discorsi contro le donne'. Serpetro potrebbe aver letto davanti ai membri dell'Accademia degli Incogniti la sua satira misogina non pervenutaci]; egli ritiene che la sua colpa e i "delirii" della sua penna non possano pregiudicare né "alla ragione" né "alla verità", che gli suggeriscono che "La Donna è il più ammirabile miracolo della mano di Dio". Se nelle "altre cose" del creato è possibile intravedere la grandezza del Signore, che vi ha "innestata la maraviglia", nella Donna si mostra tutta la sua onnipotenza e alla meraviglia si sostituisce "l'adorazione". [Il Loredan non si dilunga ulteriormente] perché non intende "fare un Contradiscorso", augura "ogni meritata prosperità" auspicando che la gentilezza del destinatario possa perdonare l'"entusiasmo della verità" di cui ha dato prova. [La missiva fu probabilmente composta al tempo della seduta accademica dedicata alla satira contro le donne. Il fatto che Loredan non faccia cenno alla polemica che scoppiò a Venezia dopo la pubblicazione della 'Satira Menippea contro il lusso donnesco' di Francesco Buoninsegni e che vide coinvolta anche la Tarabotti suggerisce, come possibile termine ante quem, il 1638, anno in cui l'opera, sotto i probabili auspici del Loredan, comparve nella città lagunare. Cfr. Francesco Buoninsegni, 'Contro 'l Lusso Donnesco, Satira menippea del Sig. F. Buoninsegni Con l'Antisatira D'A.T. In Risposta', Venezia, Valvasense, 1644. La stampa era comparsa per la prima volta a Siena nel 1637 e fu ristampata l'anno successivo dal Sarzina a Venezia]
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=11938
Nomi
  • [Mittente] Loredan, Giovan Francesco
  • [Destinatario] Serpetro, Nicolò

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021